Gli avvenimenti degli ultimi anni, principalmente la Pandemia Covid 19, la guerra in Ucraina, il PNNR, fanno sorgere spontanea, in campo sanitario, una riflessione che dovrebbe fare ogni politico che tenga veramente al futuro del paese, ogni cittadino che abbia a cuore le sorti dell’Italia, ogni persona che ragioni in un’ottica di equità sociale: la Sanità Integrativa è un potente strumento di eguaglianza sociale, di democrazia diffusa, di equilibrio economico.
La Sanità Integrativa si fonda sul concetto di mutualità, che è un diritto sancito dalla nostra Costituzione che all’art.45 recita: “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità”.
Nel nostro Paese il principio mutualistico si è diffuso principalmente in campo socio-sanitario nel 1800, ha superato le trasformazioni epocali del 1900 e si ripropone nel nuovo millennio come elemento indiscusso di vero cambiamento per il mondo sanitario nella sua interezza. Come sappiamo la Pandemia Covid 19 ha determinato la necessità di rivedere il modello della Sanità Pubblica, trasformando il Sistema Sanitario Pubblico per portarlo da un paradigma gestionale fondato sulla centralizzazione delle funzioni e sulla gestione delle strutture sanitarie ad un nuovo paradigma
basato sulla delocalizzazione fisica e sulla specializzazione medica.
In questo nuovo sistema, che verrà finanziato con quasi 20 miliardi di euro di investimenti derivanti dal PNNR, l’accessibilità alle cure e la prossimità delle strutture sanitarie saranno i concetti trainanti, per raggiungere l’obbiettivo di garantire assistenza a sanitaria a tutti i cittadini. Ma la domanda che dobbiamo farci è quale assistenza sanitaria correttamente può essere garantita dallo Stato che, naturalmente, opera in un perimetro circoscritto dalla capacità di spesa, caratterizzato dallo sviluppo tecnologico degli strumenti di indagine, soggetto all’invecchiamento della popolazione e condizionato dall’ampliamento evolutivo della scienza medica. C’è quindi una significativa dimensione orizzontale nel quale lo Stato, correttamente, opera ed opererà sempre di più per una primaria assistenza di tutta la cittadinanza, che evolve verso una ampliata capacità di difesa delle fasce deboli della popolazione e verso una migliore
velocità di risposta alle emergenze mondiali, che, necessariamente, significa che non potrà essere garantita a tutti sempre e comunque un’assistenza sanitaria rapida, gratuita e totale, pena la necessità di investire nella bilancio della Sanità Pubblica un fetta preponderante del bilancio della nazione.
In una visione strategica questa dimensione orizzontale deve quindi essere coordinata con una dimensione verticale fondata sulla possibilità per i cittadini di usufruire sempre di più e in modo ancora più efficiente della Sanità Integrativa, basata sulla mutualità, espressa attraverso un sistema di cooperazione sociale fondato su una gestione democratica, sociale e sostenibile.
E’ sufficiente focalizzare l’attenzione sull’evoluzione della famiglia come ammortizzatore sociale che in un paese che sta alzando la propria età media sarà un elemento sempre meno sostenibile, sull’allungamento della vita media che richiede nuove progettualità per l’assistenza degli anziani, sul contenimento delle spese sanitarie che lo stato sostiene e che potrebbero divenire insostenibili, per comprendere che è necessario affiancare alla Sanità Pubblica una Sanità Integrativa ancora più consistente ed evoluta.
A questa evoluta Sanità Integrativa, gestita come determinato dalle norme vigenti da enti senza scopo di lucro (Fondi Sanitari, Casse di Assistenza Sanitaria, Società di Mutuo Soccorso), dovrà essere data ancora maggior forza per consentire di sostenere le importanti sfide sanitarie del futuro caratterizzate dalla possibilità di ampliare la platea degli associati per rendere ancora più sostenibile l’impegno degli enti mutualistici anche attraverso ulteriori facilitazioni fiscali, di sviluppare nuovi approcci tecnologici e scientifici tramite l’allargamento della propria missione sociale, di produrre maggiore efficienza prestazionale per mezzo di modelli di gestione mista no profit-profit che siano in grado di garantire un vero controllo delle speculazioni privatistiche sulle prestazioni sanitarie. Pensare di modernizzare il Sistema Sanitario solo attraverso una profonda riorganizzazione della Sanità Pubblica significa gestire il problema con miopia guardando solo ad una faccia della medaglia, proprio perché senza anche un significativo rafforzamento delle prerogative operative, gestionali ed economiche della Sanità Integrativa, che è l’altra faccia della medaglia, il modello potrebbe non reggere alla logica della sostenibilità economica, dell’eguaglianza sociale e del diritto alla salute. È quindi indispensabile che chiunque tenga al futuro della nostra Italia e della sua capacità di affrontare nel lungo periodo le sfide sanitarie che già ci sono e che arriveranno, qualunque politico che possieda capacità prospettiche e qualunque cittadino che desideri una sanità equa, determinino con forza la scelta strategica e politica di organizzare la Sanità Pubblica e, contemporaneamente, dare ancora maggiore forza alla Sanità Integrativa, per una Sistema Sanitario completo, sostenibile, equo, democratico e diffuso.
A cura di Roberto Anzanello
Fonte: Health Online n. 50